Gabriele Magagnini
PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE
INTERVENTO DI MASSIMILIANO GRUFI
Quella di oggi è sicuramente una giornata straordinaria. Milioni di ragazzi sono infatti scesi in piazza a difesa della terra, combattendo le cause dei cambiamenti climatici, per sensibilizzare gli Stati e in generale la politica sul tema dell’emergenza climatica. La manifestazione, che porta il nome di ‘Fridays for Future’ (venerdì per il futuro) è stata ispirata dalla 16enne svedese Greta Thunberg che ha parlato in difesa del clima e dell’ambiente.
Credo che i tempi siano maturi perché i cittadini si prendano delle responsabilità, cambiando profondamente il proprio stile di vita e determinando le scelte della politica attraverso una scelta ponderata dei propri referenti negli organi di governo. Non si tratta solo di avere una cultura ambientalista, nella concezione forse desueta del termine, ma piuttosto di ‘abbracciare’ pienamente un modo di essere diverso e rispondente alla definizione di ‘ecologia integrale’. Dobbiamo infatti superare la nostra visione antropocentrica: se si vuole evitare la catastrofe, l’unica soluzione possibile è una ecologia integrale. Recuperando un contributo del Centro Studi Acli Marche del Luglio 2015, per ‘Una prima lettura della recente enciclica di papa Francesco’, ho potuto riprendere concetti preziosi che oggi costituiscono parte del programma di governo per la città di Recanati. All’ecologia ambientale, incentrata sulla custodia del giardino del mondo, occorre affiancare una ecologia economica e sociale, attenta agli uomini, a tutti gli uomini, ma in particolare ai più poveri. E occorre affiancare una ecologia culturale, perché anche il patrimonio storico, artistico e culturale è minacciato. E infine occorre affiancare una ecologia quotidiana, attenta alla qualità dei rapporti e dello spazio in cui si svolge la vita quotidiana. È questa l’ecologia integrale, inseparabile dal principio del bene comune, che realizza il rispetto della dignità dell’uomo ma salvaguardando dell’intero ecosistema. Per troppo tempo è mancata una visione critica, non solo nei confronti della questione ambientale, ma più in generale nei confronti dell’attuale sistema economico. In Italia, poi, la mancanza di coscienza ecologica si associa alla mancanza di senso dello Stato e alla mancanza di attenzione al bene comune. È una spirale che è possibile interrompere solo con un impegno educativo da troppo tempo latente: educare alla custodia del creato, quindi, ma educare anche alla legalità, educare al senso dello Stato ed educare al bene comune. Una impostazione di questo tipo richiede scelte coraggiose: 1) la politica deve recuperare la sua capacità di guida della tecnocrazia, dell’economia e della finanza; 2) serve una educazione alla cittadinanza attiva e serve un sostegno concreto alle esperienze di cittadinanza attiva: una cittadinanza che pratichi nuovi stili di vita e forme di consumo critico; una cittadinanza che sperimenti anche forme di nuova economia (dai gruppi di acquisto solidale alla finanza etica, dall’economia di comunione alla cooperazione e al mutualismo); 3) occorre avere una visione di fondo: quella contenuta nell’enciclica Laudato sì: la salvaguardia del creato e la cura dell’ecosistema planetario devono coniugarsi con altre scelte; in particolare occorre privilegiare l’economia reale, ridare centralità al lavoro, contrastare il degrado sociale, lottare contro l’iniquità planetaria.
Una sensibilizzazione che deve inevitabilmente arrivare anche in ambito locale, attraverso un’informazione più curata nei confronti dei cittadini. E’ necessario realizzare campagne informative e giornate a tema volte ad eliminare gli sprechi, diminuire gli inquinamenti e favorire progetti di riqualificazione delle arre verdi urbane ed extraurbane. Occorre prevedere la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili che sappiano collegare l’intero territorio comunale con quello provinciale e regionale, creando i presupposti per avviare una politica di sviluppo del turismo sostenibile. Bisogna, infine, cominciare a considerare l’acqua, la terra e l’aria non più come beni inesauribili; ciò significa pensare non solo alle nostre esigenze ma a quelle delle future generazioni. Gli interventi anche a livello locale per attuare questo processo possono essere diversi e di carattere trasversale, come creare una viabilità migliore – che significa accorciare i percorsi e inquinare meno, favorire il trasporto pubblico per conseguire un miglioramento della vivibilità dentro la nostra città che nel tempo potrà cambiare, ma senza imposizioni e nel rispetto di tutti. Ancora, prevedere a livello comunale un piano di manutenzioni serio (strade, marciapiedi, caditoie, parchi e giardini, percorsi pedonali in aree rurali, piste ciclabili, fossi e fiumi ecc.), la piantumazione di spazi pubblici e privati per la creazione di nuovi parchi urbani, una accurata pulizia urbana, un ragionamento complessivo sulle politiche per la gestione integrata dei rifiuti e l’incentivazione di energie pulite ed alternative, ma anche un piano che preveda l’abbattimento delle barriere architettoniche o interventi finalizzati alla realizzazione di nuovi servizi per le persone più disagiate e più deboli.
Abbiamo quindi bisogno di una politica che affronti la questione ambientale con un approccio integrale, di uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista sociale e di uno sviluppo che si basi sulla solidarietà fra le generazioni e scelga di affrontare i problemi globali praticando la fraternità e la solidarietà.
